lunedì 14 marzo 2011

IN MERITO ALLA BOZZA DEL PIANO OPERATIVO 2011 - IL CONTRIBUTO DI ALCUNE COOPERATIVE SOCIALI

Le Cooperative Sociali Cremasche scriventi segnalano alcuni elementi di riflessione alla bozza del Piano Operativo 2011 con la consapevolezza di aver dato e di voler continuare ad offrire al territorio un contributo costruttivo per il bene comune deiie persone, in particolare per le fasce più deboli della popolazione.

1.  E’ condiviso l’apprezzamento per il metodo adottato di offrire la possibilità di condividere i contenuti del P.O. e soprattutto nella stesura del testo non ci si è fermati al livello economico ma si sottolineano anche contenuti di tipo metodologico, valoriale e di sistema.

2.    E’ segno di qualità oltre che di limpidezza e trasparenza riuscire ad esplicitare i criteri adottati nella distribuzione dei budgets a disposizione nei vari settori del P.O. in considerazione dei tagli finanziari istituzionali e delle scelte forzate che si devono adottare.
Auspichiamo quindi che il P.O. 2011 indichi alcuni criteri sintetici adottati nella distribuzione dei fondi.


3.   E’ motivo di forte preoccupazione la governance  gestionale della Comunità Sociale. In questi anni si è passati attraverso fasi alterne nel beneficiare dell’apporto dell’Azienda.  Si raccolgono ‘malumori’ e ‘disagi’. Certamente siamo ancora molto lontani dagli obiettivi individuati nel suo nascere come strumento funzionale al territorio, per una gestione associata dei servizi.

4. E’ lettura comune lo scollamento presente tra i livelli  fondanti della gestione, la programmazione e l’indirizzo politico. I singoli settori operativi, gli operatori impegnati e le linee progettuali sono condizionati da segnali che non manifestano sinergia piena.
La definizione aggiornata dei vari livelli, dei ruoli e delle competenze, dei processi di verifica e di applicazione, favorirebbe lo svolgimento dei compiti di ciascuno ed una migliore integrazione degli obiettivi comuni con risvolti efficaci sul territorio.

5.   E’ bisogno reale lavorare maggiormente sulla comunicazione; da molti anni si sente questa necessità di trovare luoghi e strumenti, oltre che contesti adatti perché la comunicazione interna tra gli operatori ed esterna sia efficace per un cambiamento culturale. Suggeriamo di ri-mettere in atto alcuni strumenti come i verbali e le comunicazioni delle assemblee più importanti, la valorizzazione del portale di CSC e di UdPBLOG Crema. Qualche segno di metodo innovativo ed integrato del versante comunicativo è già presente ed apprezzato.

6.   E’ vivo il rischio  che proprio il capitale sociale, cioè il  sistema di relazioni, ricchezza e pluralità di competenze, sensibilità, amalgama sociale stia venendo meno, proprio nel momento in cui si potrebbe far leva sulla ricchezza del capitale sociale cremasco come fattore più significativo della propria crescita economica e sociale.
Un capitale sociale che si è raccolto nel territorio e che ha proiettato ‘aria nuova’ nel welfare locale. In molte situazioni si è fatto ricorso alla fantasia creatrice e soprattutto all’investimento di energie proprie, anche di enti del Terzo Settore, per mettere in campo progetti ed iniziative che, nel limite delle loro possibilità e competenze, potessero andare incontro alle aspettative di molte persone portatrici di bisogni, a volte inespressi.
Essi sono impegnati sempre di più nella ricerca del difficile equilibrio tra risorse disponibili (sempre meno) e dimensione dei costi della propria organizzazione sociale e sanitaria (sempre crescente). Forse vanno sostenuti maggiormente in questo impegno.

7.   E’ condivisibile che si sviluppi la filosofia del "prendersi cura", che sposta il centro delle politiche di welfare dalla distribuzione di prestazioni alla promozione di legami sociali, in una logica di relazionalità sociale che individua nella comunità locale il protagonista del proprio sviluppo. Dal lato dell'offerta di servizi non si tratta solo di dare risposte, ma di mettere a disposizione strumenti e condizioni che favoriscano il consolidarsi di legami sociali spezzati o fragili, di accompagnare in percorsi di emancipazione e responsabilizzazione. Dal lato della domanda di aiuto si tratta di avere la possibilità di far sentire la propria voce, e di poter governare la propria esistenza in ‘autonomia possibile’ anche potenziando le risorse "naturali" dei propri contesti di vita. Preoccuparsi dei caregiver assume in pieno questo significato, e si concretizza in un'ottica di domiciliarità intesa come condizione "normale" di vita di tutti i cittadini e che fa assumere un ruolo centrale al case management, come metodologia diffusa  e già attiva in alcune progettualità.

8.  E’ importante gettare fin d’ora  le basi per una valutazione del triennio che si concluderà, anche come premessa del quarto Piano di Zona. Una buona progettazione mette le radici sulla lettura intelligente del passato.

9.  E’ da rimarcare infine la partecipazione dei soggetti del Terzo Settore che  rimanda però ad una difficoltà di confrontarsi su temi cruciali e condividere posizioni comuni nel pensarci come ‘soggetto sociale unico’. Evidenziamo comunque collaborazioni già in atto insieme a diversi punti di forza e speranza rappresentati dal coinvolgimento fattivo nella fase programmatoria e di progettazione di molte persone con la possibilità di portare un contributo significativo e gratuito al processo in atto nel cremasco.


I contenuti sono volutamente sintetici per permettere una lettura efficace e snella ma con la piena disponibilità a parlarne con chiunque.





Crema, 12/03/11 
                                                                                                                     Le Cooperative Sociali:
Ergoterapeutica, Igea, Iride,
Krikos, L’Alternativa
L’Altralternativa, Lo Scricciolo,
San Giacomo, Scacco Matto

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