Sono
presenti 16 persone, di cui:
-
9 A.S. territoriali
-
1 referente ASL
-
1 referente A.O./CPS
-
1 referente CSC
-
4 referenti cooperazione
Tutti i
presenti manifestano il loro interesse a partecipare al gruppo di lavoro per
attinenza all’ambito di lavoro professionale e con l’auspicio di trovare nei
patti gener-attivi la chiave di svolta per trattare i problemi economici/i
contributi economici non come mero intervento assistenzialistico ma opportunità
di progettazione più ampia e più evolutiva della situazione in carico.
Per
alcuni presenti il metodo di lavoro atteso è già stato sperimentato in forme
micro.
Per altri
c’è l’attesa di riprendere, con l’opportunità di riattualizzarli, lavori/esperienze
già trattate in altre progettazioni ad esempio “i bilancini famigliari”.
Possiamo
rilevare che tutti i presenti ritengono significativa l’azione proposta e in
linea con la cultura di lavoro sociale che si sente di dover sostenere e
sviluppare.
2. COSA E’ E COSA NON E’ IL GRUPPO DI
LAVORO
Uno
SPAZIO DI PENSIERO che porta contributi e contenuti al livello
inter-distrettuale (“dalla periferia al
centro”) e che accompagni il progetto per l’intero triennio. In tal senso
viene richiesto ai componenti del gruppo
di assumersi la responsabilità di un impegno costante.
Non è
ancora un gruppo chiamato ad agire ma piuttosto ad accompagnare e sviluppare i
criteri traducendoli dal piano macro a quello operativo.
Non è un
gruppo per realizzare interventi o per gestire budget; appartenere al gruppo
significa portare contributi alla riflessione
Circa i
componenti si ritiene utile sollecitare la partecipazione di alcune
rappresentanze/competenti dell’associazionismo, SIL, Mondo Profit e nel contempo di razionalizzare le referenze delle
A.S. territoriali condividendo nei SUB AMBITI di individuare un referente per
gruppo (uno per SUB AMBITO o uno per DISTRETTO?).
3. CONOSCENZA
Si da
lettura alla definizione dell’azione progettuale così com’è definita nel
progetto (da pag. 9-11). Si allega documento utilizzato.
4. DISCUSSIONE
Rispetto
i contenuti conoscitivi emersi, i partecipanti hanno condiviso impressioni e
pensieri circa le sollecitazioni proposte. Emerge che:
1. i patti gener-attivi possano aiutare a ricomporre conoscenza sulla
vulnerabilità ma anche ricomporre i servizi e le risorse;
“in tal senso il
patto è strettamente vincolato alla ridefinizione della cultura del lavoro
sociale e dunque anche del modello di funzionamento dei servizi”;
“ci si aspetta che non si creino
sovrastrutture ma si sviluppi un metodo di lavoro innovativo ma sostenibile,
consapevoli che l’equipe integrata e la presa in carico in ottica comunitaria richiede un importante
investimento di tempo-lavoro”
2. Il patto gener-attivo comporta un cambiamento culturale degli operatori,
delle organizzazioni alle quali apparteniamo, della comunità e delle persone.
“Spesso si sperimenta che è difficile far
comprendere che ad un bisogno non c’è una risposta /intervento ma la necessità
di affrontare il problema come opportunità di cambiamento e progettualità da
condividere in rete (formali e informali); in tal senso l’attesa che il Patto
gener-attivo progettato con la persona permetta alla stessa di comprendere, di
essere maggiormente consapevole del problema; tale metodo richiede di
rispettare i tempi delle persone e di rimettere sempre al centro le
risorse della persona e non le sue
mancanze”
“Il patto come opportunità per far sentire
la persona protagonista, non etichettato come “utente/bisognoso”
“Opportunità per lavorare non solo sulla
cronicità ma anche in ottica preventiva”
“dobbiamo anche pensare a come ci sentiamo
in relazione ad un metodo di lavoro che ci fa interrogare sulla nostra
dimensione anche più etica ed emotiva”.
“Patto come opportunità anche di economicità
(risorse economiche per gli interventi e tempo lavoro degli operatori)”
5. CONCLUSIONE
Il gruppo
si conclude con possibili iniziali attività, quali:
1.
Sviluppare un pensiero su quanto emerso durante la
discussione - quesiti a cui poter dare
possibili risposte:
a. quanto noi operatori, le persone, le
comunità, le organizzazioni siamo pronti per cambiare prospettive culturali di
intervento?? Quanto sarà tollerato il cambio di prospettiva? E anche la
possibile restituzione dell’impossibilità di rispondere ai bisogni “urgenti” (
nella tradizionale idea di bisogno/risposta).
b. E’ o sarà l’unico metodo di intervento? O
possiamo pensare che sia sostenibile solo in presenza di alcune precondizioni?
c. ci possono essere diversi tipi di patti
gener-attivi?
d. quali strumenti per valutare gli
impatti/esiti dei patti attivati?
e. quale possibile estensione del target di
riferimento dei patti (famiglie, minori e altri)?
2.
Individuare i criteri di accesso al patto;
3.
Ridefinire i componenti dell’Equipe;
4.
Tenere agganciato il gruppo del lavoro di comunità
affinchè si sviluppino strategie trasversali di ingaggio.
Incontro 4 MAGGIO 2015
Sono presenti: Maffi Sara, Claudia Cavalletti, Paulli Anna, Scandelli Simona, Fabrizia Monfredini, Trovati Maria Adriana, Stanga Veruska, Zucchelli Adelio.
Coordinano: Massimo Montanaro, Annalisa Mazzoleni
Si ritiene fondamentale riprendere i contenuti del primo verbale, vista la presenza di nuovi componenti. Si riprendono dunque sia i contenuti emersi sia i quesiti con i quali il gruppo di era lasciato nel primo incontro:
1. Sviluppare un pensiero su quanto emerso durante la discussione - quesiti a cui poter dare possibili risposte:
a. quanto noi operatori, le persone, le comunità, le organizzazioni siamo pronti per cambiare prospettive culturali di intervento?? Quanto sarà tollerato il cambio di prospettiva? E anche la possibile restituzione dell’impossibilità di rispondere ai bisogni “urgenti” ( nella tradizionale idea di bisogno/risposta).
b. E’ o sarà l’unico metodo di intervento? O possiamo pensare che sia sostenibile solo in presenza di alcune precondizioni?
c. ci possono essere diversi tipi di patti gener-attivi?
d. quali strumenti per valutare gli impatti/esiti dei patti attivati?
e. quale possibile estensione del target di riferimento dei patti (famiglie, minori e altri)?
2. Individuare i criteri di accesso al patto;
3. Ridefinire i componenti dell’Equipe;
4. Tenere agganciato il gruppo del lavoro di comunità affinchè si sviluppino strategie trasversali di ingaggio.
Per quanto riguarda la composizione del gruppo, si riconferma la necessità di definire la rappresentanza delle Assistenti sociali territoriali per ciascun sub Ambito (mancano le rappresentanze per Sergnano e Bagnolo).
Il gruppo condivide che per iniziare ad addentrarsi nei contenuti dei patti gener-attivi (criteri d’accesso, regolamentazione, ipotesi metodologiche e griglie di valutazione degli esiti) diviene fondamentale partire da elementi di continuità con ciò che sul territorio si è già sperimentato e condiviso nei periodi precedenti es. Sentinelle di Strada, micro equipe case management, progetti di continuità assistenziale, casa vuoi?.
La scommessa di questa nuova progettazione è certamente la dimensione generativa che i patti devono avere sulla comunità di appartenenza, il patto come impegno preciso di cambiamento di un singolo, di un nucleo famigliare mediante un supporto esterno. Il patto come strumento per coniugare la solidarietà e la sussidiarietà in un territorio.
In quest’ottica, continuità-innovatività, alcune esperienze già sperimentate possano essere già in parte considerate una sorta di patti-generattivi, anche se non siamo mai riusciti a tracciarne la metodologia.
Altre esperienze invece testimoniano che i servizi sono ancora troppo disomogenei, per procedere ad introdurre un nuovo metodo di lavoro (anche culturale) serve una tempestiva ricomposizione dei servizi, affinchè non sia legato alla dimensione personalistica dei singoli operatori.
I patti gener- attivi, in questo senso, possono certamente divenire uno strumento per ricomporre ciò che c’è interno alle persone.
Il gruppo si conclude con la definizione del prossimo appuntamento fissato per GIOVEDI’ 28 MAGGIO 2015 ALLE ORE 14.00 presso la sala riunioni del Comune di crema di via Manini.
Nell’incontro si condivideranno i punti di forza e criticità delle azioni sperimentate nel precedente piano di zona e si proverà a ri-leggerne gli esiti alla luce di ciò che può essere significativo riprendere nei patti gener-attivi.
Sono presenti: Maffi Sara, Claudia Cavalletti, Paulli Anna, Scandelli Simona, Fabrizia Monfredini, Trovati Maria Adriana, Stanga Veruska, Zucchelli Adelio.
Coordinano: Massimo Montanaro, Annalisa Mazzoleni
Si ritiene fondamentale riprendere i contenuti del primo verbale, vista la presenza di nuovi componenti. Si riprendono dunque sia i contenuti emersi sia i quesiti con i quali il gruppo di era lasciato nel primo incontro:
1. Sviluppare un pensiero su quanto emerso durante la discussione - quesiti a cui poter dare possibili risposte:
a. quanto noi operatori, le persone, le comunità, le organizzazioni siamo pronti per cambiare prospettive culturali di intervento?? Quanto sarà tollerato il cambio di prospettiva? E anche la possibile restituzione dell’impossibilità di rispondere ai bisogni “urgenti” ( nella tradizionale idea di bisogno/risposta).
b. E’ o sarà l’unico metodo di intervento? O possiamo pensare che sia sostenibile solo in presenza di alcune precondizioni?
c. ci possono essere diversi tipi di patti gener-attivi?
d. quali strumenti per valutare gli impatti/esiti dei patti attivati?
e. quale possibile estensione del target di riferimento dei patti (famiglie, minori e altri)?
2. Individuare i criteri di accesso al patto;
3. Ridefinire i componenti dell’Equipe;
4. Tenere agganciato il gruppo del lavoro di comunità affinchè si sviluppino strategie trasversali di ingaggio.
Per quanto riguarda la composizione del gruppo, si riconferma la necessità di definire la rappresentanza delle Assistenti sociali territoriali per ciascun sub Ambito (mancano le rappresentanze per Sergnano e Bagnolo).
Il gruppo condivide che per iniziare ad addentrarsi nei contenuti dei patti gener-attivi (criteri d’accesso, regolamentazione, ipotesi metodologiche e griglie di valutazione degli esiti) diviene fondamentale partire da elementi di continuità con ciò che sul territorio si è già sperimentato e condiviso nei periodi precedenti es. Sentinelle di Strada, micro equipe case management, progetti di continuità assistenziale, casa vuoi?.
La scommessa di questa nuova progettazione è certamente la dimensione generativa che i patti devono avere sulla comunità di appartenenza, il patto come impegno preciso di cambiamento di un singolo, di un nucleo famigliare mediante un supporto esterno. Il patto come strumento per coniugare la solidarietà e la sussidiarietà in un territorio.
In quest’ottica, continuità-innovatività, alcune esperienze già sperimentate possano essere già in parte considerate una sorta di patti-generattivi, anche se non siamo mai riusciti a tracciarne la metodologia.
Altre esperienze invece testimoniano che i servizi sono ancora troppo disomogenei, per procedere ad introdurre un nuovo metodo di lavoro (anche culturale) serve una tempestiva ricomposizione dei servizi, affinchè non sia legato alla dimensione personalistica dei singoli operatori.
I patti gener- attivi, in questo senso, possono certamente divenire uno strumento per ricomporre ciò che c’è interno alle persone.
Il gruppo si conclude con la definizione del prossimo appuntamento fissato per GIOVEDI’ 28 MAGGIO 2015 ALLE ORE 14.00 presso la sala riunioni del Comune di crema di via Manini.
Nell’incontro si condivideranno i punti di forza e criticità delle azioni sperimentate nel precedente piano di zona e si proverà a ri-leggerne gli esiti alla luce di ciò che può essere significativo riprendere nei patti gener-attivi.
Incontro 4 MAGGIO 2015
Sono presenti: Maffi Sara, Claudia Cavalletti, Paulli Anna, Scandelli Simona, Fabrizia Monfredini, Trovati Maria Adriana, Stanga Veruska, Zucchelli Adelio.
Coordinano: Massimo Montanaro, Annalisa Mazzoleni
Si ritiene fondamentale riprendere i contenuti del primo verbale, vista la presenza di nuovi componenti. Si riprendono dunque sia i contenuti emersi sia i quesiti con i quali il gruppo di era lasciato nel primo incontro:
1. Sviluppare un pensiero su quanto emerso durante la discussione - quesiti a cui poter dare possibili risposte:
a. quanto noi operatori, le persone, le comunità, le organizzazioni siamo pronti per cambiare prospettive culturali di intervento?? Quanto sarà tollerato il cambio di prospettiva? E anche la possibile restituzione dell’impossibilità di rispondere ai bisogni “urgenti” ( nella tradizionale idea di bisogno/risposta).
b. E’ o sarà l’unico metodo di intervento? O possiamo pensare che sia sostenibile solo in presenza di alcune precondizioni?
c. ci possono essere diversi tipi di patti gener-attivi?
d. quali strumenti per valutare gli impatti/esiti dei patti attivati?
e. quale possibile estensione del target di riferimento dei patti (famiglie, minori e altri)?
2. Individuare i criteri di accesso al patto;
3. Ridefinire i componenti dell’Equipe;
4. Tenere agganciato il gruppo del lavoro di comunità affinchè si sviluppino strategie trasversali di ingaggio.
Per quanto riguarda la composizione del gruppo, si riconferma la necessità di definire la rappresentanza delle Assistenti sociali territoriali per ciascun sub Ambito (mancano le rappresentanze per Sergnano e Bagnolo).
Il gruppo condivide che per iniziare ad addentrarsi nei contenuti dei patti gener-attivi (criteri d’accesso, regolamentazione, ipotesi metodologiche e griglie di valutazione degli esiti) diviene fondamentale partire da elementi di continuità con ciò che sul territorio si è già sperimentato e condiviso nei periodi precedenti es. Sentinelle di Strada, micro equipe case management, progetti di continuità assistenziale, casa vuoi?.
La scommessa di questa nuova progettazione è certamente la dimensione generativa che i patti devono avere sulla comunità di appartenenza, il patto come impegno preciso di cambiamento di un singolo, di un nucleo famigliare mediante un supporto esterno. Il patto come strumento per coniugare la solidarietà e la sussidiarietà in un territorio.
In quest’ottica, continuità-innovatività, alcune esperienze già sperimentate possano essere già in parte considerate una sorta di patti-generattivi, anche se non siamo mai riusciti a tracciarne la metodologia.
Altre esperienze invece testimoniano che i servizi sono ancora troppo disomogenei, per procedere ad introdurre un nuovo metodo di lavoro (anche culturale) serve una tempestiva ricomposizione dei servizi, affinchè non sia legato alla dimensione personalistica dei singoli operatori.
I patti gener- attivi, in questo senso, possono certamente divenire uno strumento per ricomporre ciò che c’è interno alle persone.
Il gruppo si conclude con la definizione del prossimo appuntamento fissato per GIOVEDI’ 28 MAGGIO 2015 ALLE ORE 14.00 presso la sala riunioni del Comune di crema di via Manini.
Nell’incontro si condivideranno i punti di forza e criticità delle azioni sperimentate nel precedente piano di zona e si proverà a ri-leggerne gli esiti alla luce di ciò che può essere significativo riprendere nei patti gener-attivi.
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