Prima di pensare al servizio o
all’intervento occorre allora pensare alla persona.
Cercare di conoscerla, ascoltarla, capirla,
comprenderla, scoprire i suoi bisogni,
i suoi desideri, le sue risorse e le sue
potenzialità.
Attivare le risorse vicine al suo mondo
vitale.
(Piano di Zona 2012-2014)
DA DOVE SIAMO PARTITI
Nella lettura del IV Piano di Zona Cremasco,
quale documento di programmazione di valenza strategica e di durata
pluriennale, troviamo le indicazioni in merito ai tre “filoni progettuali” che
hanno guidato il lavoro degli ultimi tre anni e in cui erano già confluite le
azioni avviate nel III Piano di Zona per garantirne continuità e
consolidamento:
- La Presa in carico integrata
- Il Lavoro di Comunità
- Il Modello organizzativo
Nello specifico per il nostro ambito leggiamo
che ”con l’attenzione posta sul Lavoro di Comunità si vogliono indicare azioni,
progetti e strategie operative che guardano in modo più complessivo ai
fenomeni, che si rivolgono a target più ampi della popolazione, per agganciare
risorse non adeguatamente valorizzate, per costruire relazioni e legami di
fiducia, per includere nel sistema di welfare locale realtà e componenti della
società oggi non vicine (se non lontane).”
AL LAVORO DI COMUNITA’ SONO STATE
ATTRIBUITE SEI AZIONI DI SISTEMA
·
Costruzione di un tessuto sociale per
azioni di prossimità
·
Scelta /sfida educativa
·
Progetti di attivazione delle
comunità e di promozione formazione del volontariato
·
Nuovi spazi di vulnerabilità
(lavoro,casa) e azioni di sistema verso il profit
·
Conciliazione tempi di vita e lavoro
·
Piano integrato locale Salute
LA FASE DI VALUTAZIONE E IL
CONFRONTO NEL GRUPPO
Il percorso di valutazione ha preso avvio dalla individuazione dei
referenti della realizzazione delle singole azioni e alla richiesta ad ognuno
di loro di restituirci una fotografia delle azioni e attività realizzate
provando ad indicarne alcuni elementi cardine che sono stati ridiscussi nel
FOCUS del 5 marzo a Soncino.
LA RELAZIONE TRA
LE AZIONI E LE TESI DEL PDZ
Tutte le
azioni sono state aderenti e rispondenti alle 5 tesi che il IV PdZ si era
prefigurato. Inoltre il discorrere del
gruppo ha evidenziato come le tesi siano da considerare acquisite in quanto già
parte del modo di lavorare e di comunicare, le parole Chiave legate alle tesi
emergevano già spontaneamente nella fase di presentazione dei partecipanti.
RISPETTO ALLA TEMPISTICA DI
REALIZZAZIONE E AI SOGGETTI COINVOLTI
Attraverso le schede prima e nel confronto nel gruppo poi abbiamo
verificato che tutte le azioni si sono avviate e molte non sono ancora concluse
poiché di impatto rilevante sul funzionamento dei diversi servizi e richiedenti
un tempo di realizzazione più ampio rispetto al preventivato. Alcune inoltre
sono state ritenute forse troppo ‘ambiziose’ rispetto agli obiettivi e alla
tipologia soggetti interistituzionali previsti e poi coinvolti nella fase di
progettazione, quindi di difficile realizzazione come nei fatti poi si è
verificato nella fase attuativa. Riportiamo di seguito in modo esemplificativo
alcune osservazioni:
Progetti di attivazione di Comunità promozione e formazione del
volontariato
Emerge
dalla difficoltà ad individuare un soggetto idoneo a compilare una scheda di
rendicontazione una difficoltà a far convergere in un unico soggetto il
riferimento dei progetti di volontariato avviati nel nostro territorio. Si
deduce che l’obiettivo, almeno per quanto riguarda il Piano di Zona, era troppo
ambizioso.
Piano Integrato Locale salute
Emerge
dalla difficoltà a compilare una scheda di rendicontazione una difficoltà a far
comunicare realtà molto strutturate e istituzionalizzate. Si deduce che
l’obiettivo, almeno per quanto riguarda il Piano di Zona, era molto ambizioso.
Alcune
macroazioni inoltre hanno visto l’avvio autonomo di singole progettualità da
parte di enti/istituzioni che non sono state coordinate in fase progettuale. I
tentativi di coordinamento delle stesse, la condivisione di obiettivi comuni e
la definizione di progettualità allargate sono stati quindi l’esito del lavoro
realizzato nell’ultimo triennio:
Costruzione di un
tessuto sociale per azioni di prossimità
In modo
particolare le assistenti sociali del Comune di Crema hanno evidenziato come la
riorganizzazione per zone della città abbia spostato il focus di lavoro sociale
dall’area tematica al lavoro di comunità.
Esito di
questa azione è stata anche la stesura del progetto Wel (fare) Legami.
Conciliazione tempi di vita e di tempi di lavoro
Emerge un
livello istituzionale e di sistema per il quale è molto il lavoro da fare
soprattutto per integrare progetti
attivati dai singoli enti (ASL,
Provincia, tre distretti). L’integrazione avviata è su singole azioni. Un
secondo livello è quello dell’ambiente lavoro che deve strutturare azioni
mirate ai bisogni dei singoli lavoratori.
Il gruppo
infine si è concentrato in modo specifico su alcune azioni legate a
progettualità che sono state strutturate come la naturale prosecuzione di
gruppi di lavoro già avviati nel III PDZ:
·
Scelta sfida educativa: UNO CON, UNA MANO TIRA L’ALTRA,
SCOPRI I TUOI TALENTI, CARI EURO
·
Vulnerabilità: CASA VUOI? DINAMICA LAVORO
QUALI SONO STATI I SOGGETTI
COINVOLTI
Ogni azione ha coinvolto diversi attori sia del pubblico che del privato
sociale sia tecnico che politici.
Significativo sottolineare che le diverse azioni hanno coinvolto anche
diverse professionalità e soprattutto diversi servizi territoriali – azioni di
sistema del distretto e della Provincia di Cremona.
IL BUDGET
Dalle schede di presentazione delle azioni avviate da Scelta educativa e
Vulnerabilità e anche dal confronto nel gruppo emerge che per l’avvio dei
progetti era previsto un budget, anche limitato, individuato già nel PDZ (da un
min. 6.000,00 a un max di 36.000,00 euro). Il budget economico, a volte
derivato ancora dal precedente PDZ, ha avuto vari effetti moltiplicatori
(progetti provinciali, bandi Cisvol e Cariplo, ecc). Sono state attivate
inoltre integrazioni con iniziative già previste dai singoli enti/soggetti
coinvolti. Infine ogni ente ha reso disponibile il proprio personale
professionale e volontario con tutto il proprio bagaglio di conoscenze e
competenze.
COSA EMERGE DAL FOCUS
Il gruppo è stato sollecitato ad individuare parole chiave sul lavoro di
comunità più che sulle singole azioni, mettendo in evidenza punti di forza e di
criticità e linee di sviluppo.
Pur individuando parole chiave, il gruppo ha preferito però esprimere il
proprio pensiero attraverso esemplificazioni.
PUNTI FORZA:
- E' positivo verificare che quando le PERSONE vengono chiamate in causa e viene chiesto loro una disponibilità a mettersi in gioco RISPONDONO
- E’ più facile trovare un raccordo e un’adesione tra soggetti diversi quando OBIETTIVO COMUNE
- Nel lavoro di comunità al centro deve esserci la persona e non il servizio: la relazione si crea se si parte dalla PERSONA AL CENTRO
- Nelle azioni di sfida educativa il valore è consistito nel riuscire a lavorare sulla NORMALITA’ e sul POTENZIALE
- Valore aggiunto è la MOLTIPLICAZIONE DELLE RISORSE come ricchezza di competenze e di collaborazioni
- MEDIAZIONE come ricerca di un PUNTO IN COMUNE partendo da punti di vista DIVERSI e non come COMPROMESSO
- CONSAPEVOLEZZA
- Su alcune tematiche E’ NATA L’ABITUDINE A LAVORARE INSIEME
PUNTI CRITICITA’:
- Esiste ancora una forte CENTRATURA SUL SINGOLO intesa come abitudine a lavorare da soli, ma anche nel rapporto uno a uno (operatore- cittadino)
- Manca la capacità a fare pensieri di sistema
- Il lavoro di comunità non ancora visto come una modalità di lavoro, come opportunità, ma come un qualcosa in più che si aggiunge alle tante cose da fare
- Rispetto alla CULTURA del lavoro di comunità c’è ancora molto da costruire
- Esiste FRAMMENTAZIONE tra servizi, risorse, opportunità
- Manca una conoscenza delle opportunità e dei progetti prodotti dal territorio (anche in termini di dati) la cui conoscenza è limitata a chi vi partecipa e/o intercetta per necessità.
- RICONOSCIAMO poco il valore di quello che facciamo in termini di lavoro di comunità
- È ancora poco presente la parte politica: il lavoro di comunità è principalmente degli operatori professionali e non
- Rimangono ancora evidente DISTANZE da colmare tra soggetti istituzionali e il privato con una DIFESA DEL PROPRIO SPAZIO rispetto all’interesse comune
- Nel lavoro di Comunità sono ancora presenti “TANTI SPETTATORI E POCHI ATTORI”
- L’adesione al lavoro di Comunità è ancora molto legato alla sensibilità del singolo e non dell’ente che rappresenta (es: la scuola)
- Carente il pensiero sull’integrazione socio-sanitaria
- Poca propensione a coinvolgere e ASCOLTARE: ci sono ancora soggetti che si sentono non ascoltati.
LINEE DI SVILUPPO
- Sviluppare la capacità di andare oltre alle problematiche sociali
- Acquisire competenze per saper sostare nella comunità
- Individuare modalità che facilitino l’ingaggio delle persone e la corresponsabilità rispetto alle problematiche; perché ognuno diventi parte attiva per il bene comune.
- Creare un coordinamento strategico tra i vari attori, le progettualità, le risorse per avere una visione di sistema
- arrivare ad una maggiore conoscenza del contesto, degli attori delle problematiche sempre più approfondita
- lavorare sulla prevenzione e promozione con un’attenzione ai temi della vicinanza e della prossimità mantenendo sempre la comunità al centro
COME PROSEGUIRE…
Le osservazioni emerse nel gruppo in merito ai punti di forza e di
criticità in merito alle esperienze di lavoro di comunità avviato in questo
triennio, sono state molto significative. Stimolanti inoltre riteniamo siano
stati anche le indicazioni in merito alle linee di sviluppo. Abbiamo condiviso
come il tempo per il confronto e l’approfondimento sia stato però limitato,
dato anche il numero dei partecipanti e l’interesse dimostrato. Pertanto si è concordato di proporre un
ulteriore occasione di FOCUS GROUP in sottogruppi, offrendo un tempo maggiore
al confronto.
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