SIAMO QUI PERCHE’:
Come
indicato in plenaria, ci avviciniamo alla scrittura del V PdZ (2015-17) e
diviene fondamentale darci un tempo di riflessione congiunto, per valutare e
comprendere il cosa, il come e l’esito del percorso del IV PdZ (2012-14), che
per tre anni ci ha accompagnato nelle diverse azioni messe in campo.
Nelle scorse settimane siamo riusciti ad elaborare delle schede di
valutazione per ogni singola azione avviata, con lo scopo che ci si era
prefigurati non solo del rendere conto ma anche del valutare per conoscere ed
approfondire.
Ci sembra dunque interessante, comprendere quanto la ricaduta di queste
azioni sia stata vissuta da tutti Voi, e, pur considerando la diversa provenienza
professionale o il tempo/impegno/interesse dedicato sull’argomento, capire la Vs. valutazione in merito.
Velocemente, proviamo a dare qualche pennellata circa il contenuto
dell’ Area di priorità - Presa in
carico integrata, ogni approfondimento potrà essere trattato in
un’altra sede mediante l’approfondimento su ogni singola schede di valutazione.
Dal IV PdZ 2012-14 – a pag. 23: “..In questa
prospettiva appare lecito aprire interrogativi in un certo senso
radicali sulla presa in carico: Chi deve essere preso in carico? La persona con
disagio? La sua famiglia? I suoi vicini di casa? I suoi operatori? E infine di
che cosa ci si deve fare carico? La prospettiva delineata appare molto critica
e sfidante rispetto agli attuali assetti organizzativi e istituzionali dei vari
servizi alla persona. Significa acquisire e riconoscere che il mandato degli
operatori non consiste solo nella gestione della persona, ma richiede anche la
capacità di stabilire delle relazioni possibili attorno alla persona e alla
famiglia in un’ottica che è quasi di mediazione culturale nei confronti della
società.”
E ancora a pag. 24: “..La strategia che
deve contraddistinguere tale sistema è la creazioni di gruppi di lavoro
interdisciplinari, allargati anche a componenti della comunità, che
costruiscano una rete attorno alla persona presa in carico. Prima di pensare al
servizio o all’intervento occorre allora pensare alla persona. Cercare di
conoscerla, ascoltarla, capirla, comprenderla, scoprire i suoi bisogni, i suoi
desideri, le sue risorse e le sue potenzialità. Attivare le risorse vicine al
suo mondo vitale.”
Cinque
FORME SVILUPPATE NEL TERRITORIO
- Dare piena
attuazione e sviluppo del protocollo di Continuità Assistenziale
- Estendere ed
implementare il modello del Case Management Comunitario
- Realizzare
l’osservatorio-laboratorio territoriale sull’emarginazione sociale
- Attivare e
supportare esperienze di auto-mutuo-aiuto
- Integrazione
ASL e Servizi Comunali distrettuali (domiciliarità e tutela minori).
TEMPI: tutte le azioni
si sono avviate, molte erano già avviate nel Piano precedente, nessuna conclusa
poiché richiedenti un tempo di realizzazione nel sistema più ampio rispetto al segmento
progettuale preventivato.
AZIONI/TESI DEL
PDZ:
Tutte le azioni sono state aderenti e rispondenti alle tesi che il IV PdZ si
era prefigurato, provando a riprenderle appaiono da subito evidenti costanti:
- dalla ‘beneficenza per i casi’ alla
‘conoscenza’ dei fenomeni
ad es. un gruppo di lavoro ha lavorato in questi anni per la ricomposizione
della frammentarietà che pare essere in particolare nei servizi più che
nelle persone;
- dal lavoro sulla gravità al lavoro
sul potenziale ad es. le
ipotesi organizzative sulle diverse modalità dicono uno spostamento verso
la rete familiare/sociale del soggetto preso in carico;
- dalle gerarchie alle alleanze ad
es. l’individuazione delle equipe integrate tra servizi, pur nel rispetto
dei ruoli, esprimono un cambiamento nel modello di lavoro sociale che
passa attraverso la costruzione di alleanze tra istituzioni pubbliche e
realtà del privato sociale all'insegna della collaborazione piena;
- dalla delega alla corresponsabilità ad es. il lavoro delle diverse equipe integrate stanno modificando il
modello di lavoro sociale attraverso alleanze/dialoghi/scambi/riconoscimenti
professionali e non tra i soggetti che compongono la comunità locale,
senza perdere la propria identità;
- da sociale diverso da società a sociale uguale società ad es. le esperienze di coprogettazione o il progetto Well-fare legami sono segni germinali di prospettive solide di lavoro che attingono risorse non usuali nel campo sociale.
SOGGETTI
COINVOLTI: Ogni azione ha coinvolto diversi attori sia del pubblico
che del privato sociale e tecnico, mentre la dimensione politica è rimasta ai
margini senza esprimere una riflessività circa l’andamento progettuale in atto
sul territorio. Sono state coinvolte diverse professionalità e soprattutto
diversi servizi territoriali – azioni di sistema sul mondo dei servizi
socio-sanitari del distretto e della Provincia di Cremona. Il numero
complessivo delle persone/organizzazioni coinvolte risulta essere significativo
ed importante per una ricaduta nella prassi territoriale.
BUDGET: per tali azioni i
budget economici sono poco rilevanti, dando atto che le azioni messe in campo
sono soprattutto svolte dal personale in essere nelle diverse organizzazioni e
dunque da evidenziare quale valorizzazione di competenze e professionalità
difficilmente quantificabili in budget. I numeri, però, rispetto le persone
coinvolte in queste diverse azioni, ci dicono che l’impegno e il tempo dedicato
è stato veramente significativo, tanto da evidenziare la criticità circa la
sostenibilità di modelli di lavoro che richiedono in futuro un impiego di
energie da valutare attentamente.
AVVIO DEL FOCUS: indicati queste brevi punti di richiamo, Vi chiediamo dunque di
scrivere UNA PAROLA CHIAVE per Voi significativa e che dica qualcosa della Vs.
valutazione sul tema oggetto di riflessione, per cui dell’Area di priorità che
il PDZ si era dato circa la presa in carico integrata.
Cercheremo insieme, poi, dando lettura alle diverse parole chiave di
comprendere:
-
punti di forza e
criticità sull’argomento;
-
trarre delle
ipotesi interpretative;
-
ipotizzare
possibili linee di sviluppo.
Significative le parole del IV PdZ 2012-14 – a pag.19: “..Si tratta di ricomporre le frammentarietà che quotidianamente
rileviamo nei nostri contesti di lavoro e che ostacolano il raggiungimento di
obiettivi condivisi o, ancora peggio, causano spreco di risorse, moltiplicarsi
di interventi, a volte anche contrapposti, e disorientamento negli operatori e
nei soggetti portatori di bisogno.”
E ancora a pag. 23: “..Prendersi cura
della persona significa comprendere quanto l’ambiente sociale in cui si opera,
le modalità per descrivere le situazioni e definire cosa è il problema, le
rappresentazioni individuali e sociali, siano tutte determinanti nel costruire
esclusione e disagio piuttosto che inclusione e benessere e pertanto acquisire
consapevolezza che occorre agire anche su questi versanti. È una sorta di
rovesciamento di paradigma: curare il territorio per curare le persone,
andando oltre l’erogazione dei servizi alla persona.”
Parole chiave
emerse
Strategia nuova ma necessita di
risorse – Lentezza – Profondità – Alleanze per lavorare sui contesti di vita –
Sguardo divergente – Valutazione: prima e dopo – Conoscenza delle risorse per
creare la rete – Comunicazione – Diverse prospettive – Dimensione plurale –
Prendersi cura – Non da soli – Lavoro di gruppo – Conoscere e poi attivarsi –
Nodo/snodo – Sinergia – Fatica costruzione – Risposta tempestiva – Rilevazione
dei bisogni – Condivisione – Lavoro su più livelli, sforzo/possibilità – Lavoro
di rete - Molto bene per pochi ma non per tutti – Fiducia.
Punti di forza e
criticità sull’argomento
- mandato
debole/forte dell’ente di appartenenza sia pubblico che privato per
l’operatore;
- permane lo
spostamento ‘sul fare’ con risposte frequentemente standardizzate, rigide
e poco flessibili; si deve spostarsi dalle risposte alle domande; a volte
alcune risposte sul territorio mancano (es. centri per la disabilità
grave);
- sembra
dominante la presa in carico come accesso ai servizi;
- significativa
la dimensione ‘tempo’: - diacronicità e percorso di vita - rispetto dei
tempi di ciascuno(anche della famiglia) – sincronizzazione dei tempi di
lavoro e agende;
- la regia in
rapporto ai ruoli attivi di ciascun componente e la focalizzazione più
puntuale e pregnante del ruolo del case manager;
- la sostenibilità
(in termini di tempo, risorse umane ed economiche) dei modelli integrati;
- i ‘buchi’
nelle maglie della rete, alcune scoperture di aree (carenze di risorse, poca
conoscenza reciproca tra gli attori, diverse appartenenze, informazioni
poco fluide, obiettivi poco pratici ed operativi); integrare non solo
prestazioni ma anche pensiero e motivazioni;
- focus su
situazioni di media e grave marginalità, poco in direzione preventiva in
aree non segnate da gravità; occorre ‘lasciare spazio alla creatività’
delle risposte;
- valorizzazione
di risorse economiche (ma non solo!) generate dal territorio, senza
dispersioni inutili;
- fatica a
lavorare in rete: conoscersi e riconoscersi, condividere senza perdere la
propria identità, senza specchiarsi nella propria soggettività; curare i
nuovi legami che si creano lavorando insieme;
- miglioramento
in atto ma fortemente da potenziare del rapporto tra operatori sociali e
sanitari;
- è arricchente
come operatori, ‘fermarsi e mettersi nei panni di chi è preso in carico’.
Alcune ipotesi
interpretative
- diverse forme di presa in carico…sono anche modelli?
- Originalità di ciascun settore: sociale, sanitario, socio-sanitario con target di bisogno differenziati (disabilità, anziani, emarginazione, domiciliarità, minori e famiglia)
- ogni applicazione del modello richiede il prendersi cura con la costruzione di una struttura organizzativa che possa funzionare meglio attraverso:
- coordinamento attento ed intelligente, anche di nuovi legami
- collaborazione, dialogo, riconoscimento multidisciplinare anche di diverse appartenenze;
- competenze differenziate in prospettiva sinergica e subordinate alle finalità del percorso di vita
- diffusione delle informazioni
- visione trasversale e complessiva dei problemi
- cornice di riferimento comune, con sinergie tra gli attori
- sincronizzazione dei tempi
- valutazione degli esiti, ma anche il processo e l’applicazione del modello.
Possibili linee di
sviluppo
- Da una visione centrata sul singolo caso e sulla prestazione ad una visione che identifica le tipologie di problematiche che consentano un lavoro progettuale strutturato in processi di lavoro, anche in aree non segnate da gravità.
- Ripensare a modalità di gestione degli strumenti di lavoro in un’ottica che riconosca le risorse del soggetto e del contesto sociale/familiare in cui è inserito e nel contempo ci permetta di ‘fermarci’ e ‘dirci’ cosa stiamo facendo e quali risorse attivare meglio.
- Promuovere sostenibilità al lavoro integrato, anche con la ricerca di risorse utili a consentire la presenza alle equipe di tutti i soggetti anche non istituzionali.
- Far vedere, emergere il lavoro sociale, il prodotto del nostro lavoro per meglio visibilizzare gli esiti e i processi in atto. Utilizzo più intelligente della Carta d’Ambito.
Due auspici
trasversali
-
“ Molto e bene per pochi ma non per tutti ! “
-
“ Prendiamoci meglio cura di noi, coltivando maggiore
FIDUCIA reciproca “
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